Un tempo i portalettere… conoscevano gli abitanti
corrierecomo.it
DOMENICA 21 NOVEMBRE 2010
Francescucci, ex dipendente
Un tempo il postino conosceva tutti gli abitanti della propria “zona”. Di ognuno sapeva vita, morte e miracoli. E quando consegnava una lettera o una raccomandata, intuendo quale potesse essere
il contenuto, la recapitava accompagnandola da una frase di conforto o da una battuta scherzosa.
«Altri tempi. Oggi la realtà è ben diversa - ricorda Arduino Francescucci, vulcanico scrittore di libri storici con una passione per Garibaldi e con alle spalle una vita lavorativa trascorsa alle
Poste di Como – Sono arrivato in città nel 1964. Dal 1980 al 2000 ho lavorato nella sede centrale di via Gallio. E posso dire, dopo tanti anni trascorsi in questo mondo, che la figura del
portalettere è profondamente cambiata. Oggi i postini, fatta eccezione per i più anziani in servizio, si limitano a fare il proprio compito e basta. Consegnano le buste e via». Un tempo invece «i
portalettere si fermavano a scambiare due parole con le persone cui veniva recapitata la corrispondenza. Non esisteva la privacy. Non perché la si violasse, ma perché esisteva un rapporto di
amicizia.
Ci si affezionava alle persone - aggiunge Arduino Francescucci - Si chiedeva loro, consegnando la lettera del figlio partito per fare il servizio militare, come andassero le cose».
Purtroppo, con il passare degli anni, il servizio è diventato sempre più freddo, meccanico e privo di sentimenti. «Se dovessero ridurre i giorni di consegna della posta ne risentirebbero
innanzitutto le persone anziane – sottolinea Francescucci – Sono proprio cambiati la mentalità e il modo di lavorare. In passato questa attenzione maggiore all’aspetto umano si traduceva anche in
inaspettati regali e manifestazioni di affetto, ad esempio, a Natale». Ogni anno, infatti, in occasione del 25 dicembre «il postino riusciva anche a recuperare un secondo stipendio grazie alla
generosità dei suoi “clienti”». Una volta quando i portalettere uscivano «a bordo di motorini scassati per fare il giro, veniva raccomandato loro di essere sempre educati e gentili - conclude -
Oggi ho il sospetto che con l’impostazione manageriale assunta dalle Poste, l’unica raccomandazione sia quella di rientrare il prima possibile negli uffici dopo aver consegnato la
corrispondenza».