La leggenda della "truvatura"

Questa che vi sto per narrare è una leggenda che viene tramandata da secoli di padre in figlio nei paesi e nelle vallate che circondano il mitico Monte Scuderi.

Un certo re Saturno, figlio di Urano della Fenicia prosapia degli atlantidi, diede il nome al luogo elevato e turrito su cui vi fu di casa. Era un gran vecchio dalla barba bianca, ma gagliardo ancora, che usava paludamenti d’oro e d’argento ed amava le ricche cose che egli aveva riunite nella sua vita, tanto che quando le guardava non mancava di affondarvi le mani. Un giorno sentendo le forze sfuggirgli ed avvicinarsi il gran giorno in cui doveva render conto della sua vita terrena, non potendo accettare l’idea che il suo tesoro andasse disperso, sapiente com’era in opere di magia, pensò di lasciarvi a custodia eterna la figlia.

Una giovinetta bella, con gli occhi pieni di tristezza, vestita con sfarzo ed eleganza, costretta per virtù ed incantesimo ad essere, per l’eternità, la vigile custode di un’immensa ricchezza."

Pare che queste immense ricchezze fossero costituite da tre grossi cumuli di monete: uno d'oro, uno d'argento e uno di rame; farebbero parte di esso anche una chioccia e ventuno pulcini d'oro che corrono qua e là come pulcini veri, pigolano e saltellano tanto da rendere impossibile la cattura a chiunque vi tenti.

La leggenda non specifica quali altri oggetti vi siano a contorno del nucleo principale del tesoro, ma fra le persone più anziane c'è chi è pronto a giurare che vi siano anche ceste preziose, collane e bracciali che da sole basterebbero a sanare tutti i guai dell'intera Sicilia.

Ma quali sono le condizioni e le prove da superare necessarie per entrare in possesso dell'ambito tesoro?

  • Dei cercatori deve far parte un prete e almeno una giovinetta casta e pura;
  • In una notte di luna essi devono filare, torcere, biancheggiare il filo e tessere la tela necessaria per fare un tovagliolo;
  • Nella stessa notte devono pescare nello specchio di mare davanti al Monte, vale a dire presso Itala Marina, dei pesci da portare velocemente sul Monte in modo che vi giungano ancora vivi. Appena arrivati lassù i pesci devono essere cotti sul fuoco di eriche del Monte, davanti all'ingresso della Grotta, e mangiati sul tovagliolo tessuto.
  • Tutte queste operazioni si devono completare prima che il sole sorga dalle montagne calabresi.

Una volta finita la colazione è ora di addentrarsi nella grotta, in fondo alla quale si incontrerà un gran serpente che si attorciglierà a tutti i cercatori, uno dopo l'altro, leccandogli il viso. La gente non dovrà manifestare il minimo segno di paura, né provare disgusto, né tanto meno invocare mentalmente i Santi, poiché basta mostrare timore o avere una minima titubanza per annullare tutti gli sforzi fatti e ritrovarsi scaraventati nelle più lontane località.

Superata la prova apparirà la bella custode del tesoro e allora il sacerdote dovrà leggere speciali liturgie per spezzare l'incantesimo. Subito dopo, se le formule lette sono quelle adatte, i cercatori vedranno i mucchi del tesoro, dai quali sono però divisi da un grande lago che è impossibile attraversare. Occorrono altri riti prima di poter trovare una barchetta su cui però potrà salire una sola persona al volta. Intanto il Monte tremerà fra scoppi e ululati lontani e il fondo della grotta diventerà rosso, e il lago sarà percorso da ondate gigantesche.

Superata anche quest'ultima prova, una volta raggiunta l'atra sponda del lago, verranno assaliti da un cavallo enorme, inferocito, che girerà intorno al tesoro impedendo di accostarsi ad esso. Pare che questa sia la prova più difficile perchè bisogna contare "13 volte 13" rimanendo uniti senza aver paura. Solo allora la bella principessa sarà liberata dall'incantesimo e il fondo della grotta si aprirà dando la possibilità ai cercatori di raggiungere il tesoro, quindi la sorgente del torrente Itala e di scendere a valle.


Si racconta inoltre che alcuni abitanti di Alì superiore, in compagnia di un prete chiamato Rau, verso il 1800 si recarono sul Monte Scuderi risoluti di diventare ricchi. La salita ripidissima non li affaticò nonostante la corsa vertiginosa che erano costretti a fare per raggiungere la cima secondo il patto. Superate le prove preparatorie scesero nella grotta del tesoro. In fondo apparve una giovinetta bella, di una bellezza fresca ma dall’occhio malinconico, vestita sfarzosamente. Essa accorse con garbo tutta quella gente e con dolcissima voce chiese loro cosa volessero. I denari, risposero in coro ed il prete iniziò a leggere le speciali liturgie. Man mano che leggeva, la giovinetta faceva vedere i mucchi preziosi. Mentre essi credevano ormai di essere riusciti nell’impresa, la giovinetta sparì ed un cavallo enorme avanzò dal fondo della caverna tirando calci. I poveri cercatori di Alì diventarono terrei dallo spavento ma resistettero meno uno, più debole, che invocò l’aiuto della vergine.

Una forza invisibile e misteriosa li sollevò in alto, fuori dalla grotta e li lanciò lontano. Alcuni si ritrovarono sulle coste della Calabria ed altri sulla cima dell’Etna….